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mercoledì 22 maggio 2013

L'invito al convito del Signore include, non esclude.


L'AUTOSCOMUNICA
di Giuseppe Platone


«... le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 
Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze 
quanti troverete. E quei servi usciti per le strade, radunarono 
tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; 
e la sala delle nozze fu piena di commensali» (Matteo 22,8)



Domenica scorsa, mentre celebravo la Santa cena, guardavo - di là dai cerchi che successivamente si formavano intorno alla tavola - verso coloro che non si erano alzati. Pensavo così alla parabola del convito nuziale, dove gli invitati, per una scusa o per un’ altra, non accettano l'invito. Per la serie: abbiamo cose più importanti da fare.

L' immagine racchiude l'idea che l'invito al convito del Signore include, non esclude.
Come chiesa non pratichiamo la scomunica, ma, a volte, ci autoscomunichiamo. Un membro di chiesa, lo so per averglielo chiesto, mi dice che non si è sentito di condividere i segni del pane e del succo d'uva perché pensa alle parole di Paolo: «Ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore» (I Cor.11, 28-29).
Più di una volta, io per primo, ci sentiamo indegni di condividere quella mensa alla quale il Signore c'invita. Questo senso di autoesclusione va preso molto sul serio: molto più della scomunica istituzionale che rivendica la patetica pretesa di sostituirsi a Colui che invita (che rimane sempre e soltanto il Signore).

La Santa Cena non è un gioco né una pura formalità. È un gesto che ha in sé un'incredibile forza trasformatrice. Il Signore, invitandoti alla sua tavola, t'invita alla riconciliazione: con Lui e con te stesso. Le cose vanno insieme. Da notare che l'invito lo rivolge Colui che ha cenato con un traditore e con chi l'ha rinnegato, per non dire degli altri convitati che, nelle ore più alte dell'angoscia, non sono stati accanto al loro maestro. Sono andati - per così dire - a letto e hanno spento la luce. 

Quella lontana cena a Gerusalemme dal punto di vista dei rapporti umani fu un disastro. Da dimenticare. Ma Colui che c'invita chiede invece di ricordarla e di ripeterla. Come dire: se celebrate la Cena, quando vi riunite, ricordate che dal disastro umano può accadere una rinascita. Sicché, proprio quando tocchi il fondo, è il momento giusto per alzarsi e condividere con la comunità di fede i segni di una possibile rinascita. Ma se non ti alzi, se ti autoscomunichi, non saprai mai se tutto questo è vero. Non sperimenterai mai che risorgere è possibile, fin da subito.