La moltitudine dell’esercito celeste lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!»
Evangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,13-14
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lunedì 23 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
FIGURE DI NATALE: I PASTORI
di Klaus Langeneck
«In
quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte
facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro
e la gloria del Signore risplendé intorno a loro.» Luca 2, 8-9 (Luca 2, 8 –
18)
Nessuno se ne era accorto
nella città che loro sapevano nascosta dietro quelle colline. Nessuno aveva
visto l’angelo circondato dalla gloria del Signore, tranne quei pochi
pastori. La notte era diventata luminosa come il giorno, più del giorno. Era
una luce diversa da quella del giorno. La luce del sole illumina senza pietà
bene e male, gioia e dolore degli esseri umani. In quella luce invece il
mondo intorno a loro, le alture intorno a Betlemme che loro conoscevano come
le loro tasche, le pecore, loro stessi, tutto aveva un aspetto diverso, più
bello.
Con quella luce ancora negli
occhi erano andati per vedere quella giovane coppia con il loro bambino
appena nato che si era rifugiata in quella grotta alla periferia della città.
Era la luce ancora nei loro occhi o era il bambino stesso?
Sembrava che un riflesso della luce celestiale che aveva circondato l’angelo emanasse dal bambino.
A volte, quando stavano di
notte nei campi e facevano la guardia al loro gregge, cercavano di parlare di
quella notte. Ti ricordi? Ma poi ricadevano nel silenzio. Mancavano loro le
parole per dire quello che avevano visto e sentito. Le parole che trovavano
sembravano troppo banali o troppo sentimentali, incapaci di esprimere quello
che da allora continuava vibrare nel loro cuore.
Ci sono cose che puoi vivere, ma non raccontare.
Comunque, da allora la notte, nessuna notte, era
più buia come prima.
tratto da: www.chiesavaldese.org in data 22 dicembre 2013 |
venerdì 20 dicembre 2013
FIGURE DI NATALE: GIUSEPPE
FIGURE DI NATALE: GIUSEPPE
di Klaus Langeneck
«Giuseppe,
figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie;
perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo.» (Matteo 1,20)
Come ha fatto Giuseppe a sposare
una donna, messa incinta da un altro?
Come ha fatto ad accettare un
figlio non suo?
Non era proprio questo il senso
del matrimonio, assicurare le paternità, i diritti e obblighi dei padri nei
confronti dei figli?
Giuseppe invece, nonostante
tutto, mantiene la promessa data a Maria,
accoglie il bambino che nasce
come suo primogenito, gli dà un nome, compie per lui i riti prescritti dalla
legge.
Dio chiede a Giuseppe molto, gli chiede di saltare la
sua ombra di maschio e padre. E Giuseppe lo fa. Forse non ha capito, forse ha
agito, perché l’ordine è venuto dall’alto. Ma potrebbe anche essere che
Giuseppe si è accorto di essere coinvolto in qualcosa di grande, in qualcosa
che avrebbe cambiato il mondo, spezzato le gabbie dei diritti, privilegi e
obblighi e messo al centro la relazione tra le persone che vive dell’amore e
del rispetto delle libertà reciproche. Essere padre di un figlio non è averlo fatto,
ma tessere una relazione con il figlio che è nato, crescere insieme a lui nella
relazione.
Giuseppe appare nei racconti della nascita di Gesù; nel corpo del racconto evangelico
troviamo soltanto un cenno a Giuseppe in Matteo 13,55, dove la gente di Nazaret indica Gesù come figlio del falegname. Forse non è vissuto fino al momento da poter essere testimone delle pradicazioni di suo figlio e non ha sentito il suo messaggio, per gli uni sconvolgente, per altri luce nelle tenebre della loro vita, che Dio ha accolto noi peccatori, figli e figlie di una generazione adultera, come figli suoi e vuole essere il nostro Padre.
tratto da: www.chiesavaldese.org
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giovedì 19 dicembre 2013
venerdì 13 dicembre 2013
MANDELA E IL PROTESTANTESIMO
MANDELA E I PROTESTANTI
di Giorgio Tourn
La figura di Nelson Mandela ha
avuto negli ultimi giorni ampi spazi sui media dei tutto il mondo. Si è posto
in evidenza soprattutto la sua battaglia per i diritti del suo popolo e la sua
lotta all'apartheid. Non meno rilevante, anzi forse ancor più di questo, è
stata la sua lucida e profetica visione di una azione di riconciliazione; di
questa non si sono sufficientemente evidenziate le radici nella sua educazione
protestante.
Le convinzioni religiose sono elementi personali e fanno parte del segreto di
Mandela ma è fuor di dubbio che sotto il profilo culturale egli sia stato
formato nel mondo evangelico e di cui è prova la sua profonda amicizia col
vescovo Tutu.
Si giustifica perciò la
testimonianza alla cerimonia commemorativa del vescovo Ivan Abrahams segretario
del consiglio metodista, il messaggio del segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC)
Olav Tveit e di tutte le organizzazioni del mondo evangelico; Tveit ha
giustamente ricordato come dopo la sua liberazione Mandela abbia reso visita
alla sede del CEC a Ginevra ringraziando le chiese per l'azione condotta contro
l'apartheid e lo stesso pensiero espresse alla VIII Conferenza mondiale ad
Harare dove ricordò l'istruzione ricevuta presso gli istituti scolastici
metodisti del suo paese.
Il mondo evangelico italiano ha ricordato questa
realtà in un servizio della rubrica Protestantesimo
su RAI2 e sul settimanale Riforma.
tratto da: www.chiesavaldese.org
venerdì 13 dicembre 2013
giovedì 12 dicembre 2013
FIGURE DI NATALE: ELISABETTA
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martedì 3 dicembre 2013
lunedì 2 dicembre 2013
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