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lunedì 28 dicembre 2015

Aosta Valdese - Culti mese di gennaio 2016

Aosta Valdese
Via Croix de Ville, 11.
Culto Evangelico Domenica ore 10.30
GENNAIO 2016

calendario predicazioni:

Domenica   3 gennaio     2a DOPO NATALE   

pastore Maurizio Abbà    

Domenica  10 gennaio    1a DOPO L'EPIFANIA   

pastore Pieter M. Bouman 

Domenica  17 gennaio   2a DOPO L'EPIFANIA  Culto con Liturgia di Cena del SIGNORE

pastore Maurizio Abbà    

venerdì      24    gennaio  SEPTUAGESIMA  (70 GIORNI PRIMA DI PASQUA)   

sacerdote René Roux, Lugano.    Liturgia a cura del pastore Maurizio Abbà

Domenica  31 gennaio      SEXAGESIMA (60 GIORNI PRIMA DI PASQUA)
pastore Maurizio Abbà     



- Sabato 30 e Domenica 31 gennaio 2016 tempio aperto con la mostra: Valdesi in Valle d'Aosta.

Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, 

ma di forza, d'amore e di autocontrollo.
II Timoteo 1,7

venerdì 25 dicembre 2015

E il Verbo si fece carne - riflessione di Edith Stein

Il mistero del Natale



«E il Verbo si fece carne». Ciò è divenuto verità nella stalla di Betlemme. Ma si è adempiuto anche in un'altra forma. «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna». Il Salvatore, ben sapendo che siamo uomini e rimaniamo uomini quotidianamente alle prese con le nostre debolezze, viene in aiuto della nostra umanità in maniera veramente divina. Come il corpo terreno ha bisogno del pane quotidiano, così anche la vita divina aspira in noi ad essere continuamente alimentata. «Questo è il pane vivo, che è disceso dal cielo». Chi lo fa veramente il suo pane quotidiano, in lui si compie quotidianamente il mistero del Natale, l'incarnazione del Verbo.


tratto da: - Edith Stein, Il Mistero del Natale Incarnazione e umanità     
Prefazione all'edizione italiana 
di Suor Giovanna della Croce del Carmelo di Milano
traduzione dal tedesco di Carlo Danna
(Meditazioni 84), Editrice Queriniana, Brescia, 2013 decima edizione, 39.




martedì 22 dicembre 2015

PRESEPIO PER I PROTESTANTI ?!




disegno tratto da: www.qumran2.net


Uno sguardo cristiano-protestante sul presepio

1. Presepio per i cristiani-protestanti ?!?

corona dell’Avvento, ghirlande e pigne, albero di Natale, vanno bene, sono doc per i protestanti, 
ma… il presepio …?!?, il presepio no, non appartiene come sensibilità spirituale al mondo protestante, 
al riguardo si possono avanzare due serie obiezioni a sostegno del rifiuto del presepio da parte evangelica:
- rifiuto di tipo teologico;
- rifiuto di tipo pedagogico.

- Il rifiuto di tipo teologico si basa sul divieto biblico, la seconda delle Dieci Parole, il secondo comandamento afferma infatti:
«Non farti scultura, né immagine alcune delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE il tuo Dio, sono un Dio geloso», Esodo 20,4-5; Deuteronomio 5,8-9.


- Il rifiuto di tipo pedagogico è per evitare che il bambino crescendo accomuni la sorte di Babbo Natale e Gesù bambino, si delinea il rischio che una volta dissolta la convinzione sull’esistenza del primo, per l’effetto ‘trascinamento’, anche Gesù diventerebbe un balocco buono soltanto per il periodo dell’infanzia.


2. un nuova prospettiva sul presepio

Considerate le obiezioni di cui sopra, per una rivalutazione del presepio da parte cristiano-protestante occorre inquadrare in maniera del tutto diversa, nella forma e nel contenuto, la rappresentazione della nascita di Cristo.
Questo comporta l’interrogarsi su alcuni pregi che possono, all’inizio cautamente ma poi decisamente fatti emergere da un’utilizzo del presepio come strumento di richiamo e di divulgazione biblica, per una didattica fruttuosa a partire da uno spunto interessante per ri-meditare alcune figure bibliche.

Innanzitutto:

Gesù: è stato un Bambino in un mondo che già all’epoca con Erode uccideva i bambini. In Matteo e Luca abbiamo i racconti dell’infanzia che ci ricordano l’importanza, la difficoltà, e la gioia di un bambino che arriva tra noi;


Maria e Giuseppe: finalmente possono essere visti come figure terrestri, e senza sdolcinatura, si può affermare l’importanza e la solidità di questo ‘ritratto’: quello di una coppia che si ama e che si coccola il proprio bambino;


- gli Animali sembrerebbero la parte più controversa: da una parte sono una parte costitutiva del presepio tradizionale, ma, d’altra parte, non hanno riscontro nei racconti evangelici della natività. Bisogna però tener presente che all’epoca persone e animali condividevano gli stessi ambienti, e soprattutto non si può certo dire che vi sia il silenzio nella Bibbia su episodi e vicende che concernono gli animali! Basti qui citare: nel Primo Testamento l’asina di Balaam, libro biblico dei Numeri capitolo 22; e poi: Gesù «stava tra le bestie selvatiche» Marco 1,13, il riferimento è a Gesù in età adulta, all’inizio della sua attività pubblica!
Nella Bibbia e nella successiva tradizione artistico-letteraria-musicale la simbologia animale è stata richiamata per rappresentare Cristo con animali veri ma anche con animali leggendari, fra gli altri: l’unicorno, il pellicano, il leone, la tigre;
- i Pastori: sono coloro che all’epoca erano considerati ai margini della società, nel racconto della Natività c’è una grande nota di attenzione e di considerazione nei loro confronti.
Luca 2,14: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!» questo dice il testo biblico e non il fuorviante: “pace in terra agli uomini di buona volontà!”, si tratta di uno spostamento d’accento significativo: sull’iniziativa di Dio che va incontro alle persone;


- gli Angeli: la figura dell’angelo, solitamente sequestrata dal consumismo religioso e commerciale, inquadrata anch’essa correttamente (cioè secondo il dato biblico) permette di riscoprire l’importanza del messaggero di Dio, nell’angelo è Dio medesimo che ci raggiunge. L’angelo biblico è un comunicatore della Parola, non ha bisogno, solitamente, di descrizioni immaginifiche e fuori dalla norma, appartiene alla quotidianità. Come dice il teologo Claus Westermann: «Gli angeli di Dio non hanno bisogno di ali».*


* Claus Westermann, Gli Angeli di Dio non hanno bisogno di Ali. Riflessioni e letture bibliche,
traduzione di Teresa Franzosi, (collana I Triangoli),
Edizioni Piemme, 1995, Casale Monferrato (AL).


- i Magi: nella narrazione biblica si usa il plurale, quindi erano più di uno ma il loro numero non è riportato (il tre è poi sorto anche e soprattutto in riferimento ai tre doni che portano); non sono riportati i nomi (una tradizione successiva li chiamerà: Gaspare, Melchiorre, Baldassarre), nella narrazione biblica non si dice che sono dei re (e questo comunque non sminuisce il loro omaggio al bambino Gesù!).
La parola biblica può illuminare il presepio di cose genuine e di altre secondarie, riscoprendo persone e vicende bibliche e della tradizione cristiana successiva che meritano di essere conosciute.


3. Didattica del presepio:

Per l’elaborazione dello schema seguente ho ripreso, con alcune varianti, lo specchietto con i temi su cui riflettere e lavorare proposto da Roberta Colonna Romano da lei elaborato con molta competenza:

argomento ricerca biblica ricerca storico-geografica
o
scientifica

Gesù ( Yehôsûa΄ )
Evangeli di Luca e Matteo
i neonati: cure, modi di vestirli,
a seconda dei paesi e delle culture,
in diverse epoche, nelle civiltà mediterranee.

Maria ( Miriàm )
Evangeli di Luca e Matteo
condizione della donna in Israele.
Abbigliamento, modo di viaggiare.
Censimenti: nell’antichità ed ai nostri giorni.


Giuseppe ( Iosef )
Evangeli di Luca e Matteo
vivere in un paese sotto l'occupazione dell'Impero Romano.

gli Animali
gli animali nella Bibbia,
nella tradizione artistica,
alcuni animali sono considerati simboli di Gesù Cristo.


Pastori
Evangelo di Luca 
condizione dei pastori in Israele;
la pastorizia al giorno d'oggi;

gli Angeli 
Evangeli di Luca e di Matteo
vari modi di raffigurarli
(sogno di Giuseppe)
gli angeli nell’arte del Nuovo e dell'Antico Testamento.

Magi
Evangelo di Matteo astrologia e astronomia
profezie in Mesopotamia e, in genere, in Oriente.

la stella 
Evangelo di Matteo 
natura delle comete

la capanna 
Evangelo di Luca
abitazioni in Israele e nel bacino del Mediterraneo.

la neve 
clima di Israele


4. Quali contatti con il presepio di francescana memoria ?

Nella memoria dei protestanti, Francesco d’Assisi è sentito in gran parte vicino alla fede evangelica. Le sue ‘somiglianze di fede’ con Valdo ( la cui vicenda di fede, precede di alcuni anni quella di Francesco. Valdo è all’origine del movimento dei ‘Poveri di Lione’ da cui sorgeranno i movimenti valdesi medievali) sono notevoli: il richiamo ad una predicazione di fede vissuta nella povertà come stile di vita che rovescia ambizioni ormai consolidate; la nonviolenza e il rifiuto della guerra.
Francesco d’Assisi storicamente è inquadrato nella tradizione cattolico-romana, il suo messaggio ha però valicato gli steccati confessionali.
(Francescani, uomini e donne, sono presenti con un proprio ordinamento anche tra i luterani e gli anglicani).
Il messaggio francescano è attuale nel cercare un rapporto diverso con la natura e tutto il creato e le creature; di estrema attualità è altresì il suo tentativo di dialogare.
Sono due i punti di contatto che in quanto cristiano-protestante mi sento di condividere con altri cristiani riflettendo sul presepio ideato da Francesco.

Primo punto di contatto:

- Per il Natale del 1223, nel paese di Greccio*,

* Il paese di Greccio è nel Lazio, in provincia di Rieti, ancora oggi si svolge il presepio. La memoria di quell’evento è mantenuta viva. Il presepio proposto ha delle caratteristiche peculiari: non è quello tradizionale con i personaggi tipici della Natività: i personaggi del presepio di Greccio, infatti, non sono quelli della famiglia di Gesù, troviamo invece i personaggi e la riproposizione dell’ambiente dell’epoca per rammentare cosa accadde in quella notte del XIII secolo per cui troviamo: Francesco d’Assisi, i frati, il cavaliere Giovanni Velita (con il titolo di signore di Greccio) e sua moglie Alticama.

Francesco organizza la rappresentazione della Natività.
Francesco, che in tempo di crociate belliche per (ri)conquistare violentemente la “Terra Santa”, era riuscito invece a parlare con il “lupo” cioè con il Sultano, Francesco aveva cercato, in qualche modo, di dialogare facendo tacere le armi.
Francesco si rende conto che non c’è bisogno di partire armati per
combattere per la fede, la terra santa è dentro ognuno di noi, riecheggiano le parole dell’apostolo Paolo:
«Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?». Là dove siamo, abitiamo, viviamo, speriamo e amiamo ecco è il luogo dove Cristo nasce: nei nostri cuori e nei luoghi dove ogni giorno ci troviamo e ci ri-troviamo.
Una scelta di fede che squarcia il buio dell’epoca e di quelle successive: la nostra più che mai ha bisogno di questo raggio di sole. Una scelta che adotta la nonviolenza: infatti, non si va a combattere per la fede, in quanto non ci sono dei luoghi “più santi di altri che richiedono che sia versato del sangue ”, si pensi alle parole che Gesù rivolge alla Samaritana nell’Evangelo di Giovanni 4,23: «i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: poiché il Padre cerca tali adoratori» è Dio che s’incammina in pellegrinaggio verso di noi!
Tutto ciò comporta una precisa scelta di fede con una conseguente metodologia nonviolenta ed uno stile di vita sobrio il che non significa piatto e banale.

Secondo punto di contatto:

è la possibile partecipazione attiva alla Natività, diventando parte attiva e costitutiva della rappresentazione. Si può fare un parallelo con quello che sosteneva il filosofo danese protestante Søren Aabye Kierkegaard (1813-1855) che bisogna essere ‘contemporanei di Cristo’ che significa essere lì presenti dove Gesù sta predicando il Regno di Dio, guarendo i malati, ascoltando i bisognosi, resistendo al male, pregando. Fare parte della narrazione biblica, questo vuol dire diventare protagonisti delle vicende bibliche, sentirsi coinvolti nelle vicende descritte nei due Testamenti,
per vivere davvero la Bibbia, nella Bibbia!
                                                                                                                                           
                                                                                                                                          

breve nota bibliografica:


- Tonino Conte, …e San Francesco inventò il presepio, illustrazioni di Emanuele Luzzati,Il Melangolo, Genova, 2002 - volume realizzato in collaborazione con la città di Torino - . (Tonino Conte ha fondato nel 1975, insieme ad Emanuele Luzzati, il Teatro della Tosse di cui è direttore artistico).
- Da questo volume, - p.15 e p.42 - sono tratte le illustrazioni di Emanuele Luzzati riportate nell'articolo apparso sulla rivista: Tempi di Fraternità


- Roberta Colonna Romano, "Didattica del presepio",
in:
«La Scuola Domenicale – rivista del consiglio nazionale scuole domenicali del servizio istruzione ed educazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia», luglio 1993, anno C – n.1, pp. 107-116; lo schema sopra riportato (con alcune modifiche) è tratto da p. 111.


Ho qui ripreso, con alcune piccole modifiche, il mio articolo apparso nel periodico:
«Tempi di Fraternità – donne e uomini in ricerca e confronto comunitario»,
n. 10, anno trentatreesimo, dicembre 2004, pp. 14-16, 

pubblicato, successivamente, nei seguenti blog: 



biellaprotestante.blogspot.it                      in data 25 dicembre 2008

ivreavaldese.blogspot.it                              in data 20 dicembre 2011

aostavaldese.blogspot.it                              in data 15 dicembre 2012

courmayeurvaldese.blogspot.it                  in data 22 dicembre 2013


ginevravaldese.blogspot.it                          in data 16 dicembre 2014 

Maurizio Abbà

lunedì 21 dicembre 2015

Aosta martedì 5 gennaio 2016


per ingrandire cliccare sul testo

venerdì 18 dicembre 2015

Parola e musiche nell'Avvento




















Tempio valdese di Aosta
 - Parola e Musiche - Culto Evangelico
martedì 15 dicembre 2015 

martedì 8 dicembre 2015

Avvento: annunciare parole di salvezza


di Pawel Gajewski
Avvento
In molte case al centro dell’attenzione si trova in questi giorni il cosiddetto calendario dell’Avvento. Si tratta solitamente di un contenitore a forma di quadro, con piccoli scomparti numerati da 1 a 24; dentro ogni scomparto si nasconde una piccola sorpresa. Questa usanza che oggi serve per segnare piacevolmente i giorni che mancano al 25 dicembre ha una forte radice evangelica. Infatti alla sua origine si trova un percorso di ventiquattro versetti biblici che i bambini imparano a memoria, uno al giorno. Per invogliarli a questo sforzo mnemonico ogni versetto è accompagnato da un dolcino, una caramella, una noce o da un altro piccolo regalo di questo genere. Così l’Avvento diventa un tempo dell’attesa attiva e l’annuncio della salvezza si fa ogni giorno più chiaro ed esplicito, fino alla gioiosa esplosione della Buona Novella nel giorno (o piuttosto nella notte) di Natale. L’annuncio della salvezza è dunque il filo conduttore dell’avvento e il personaggio che rappresenta questo filo conduttore è Giovanni Battista, chiamato in alcune versioni italiane del Nuovo Testamento “Il battezzatore”.
Se accettiamo che Giovanni – anziché essere chiamato “il battezzatore” – dovrebbe essere visto come “annunciatore” allora nei nostri giorni è la Chiesa di Gesù Cristo nella sua totalità a continuare la sua missione di annunciare Colui che viene. L’etimologia del termine ecclesia richiama il verbo greco ‘kaleo’ (chiamare) con il prefisso ‘ek’ (fuori). Infatti Giovanni esercitava la sua missione principalmente fuori delle mura delle città. Il prefisso ‘ek’ tra tutte le possibili sfumature del suo significare potrebbe indicare anche una presa di distanza dalla realtà circostante. Una presa di distanza che non significa isolamento bensì una prospettiva dalla quale le cose si vedono con maggiore chiarezza; la distanza e la chiarezza ma al tempo stesso la presenza attiva e la capacità di dire con franchezza e coraggio ciò che si pensa.
V’è oggi una serie di domande che toccano le fibre più sensibili del nostro essere chiesa. Con quale spirito accogliamo l’annuncio della salvezza? Con quale intensità siamo capaci di trasmetterlo? Quale tipo di umanità tale annuncio incontra? In quale modo risuona, quando risuona? Quale linguaggio è meglio compreso dalle persone del nostro tempo? Siamo noi, sono le nostre chiese veramente disposte a diventare una nuova incarnazione di Giovanni? Crediamo fino in fondo in ciò che andiamo affermando nei culti, nelle celebrazioni, nelle nostre confessioni di fede? E, noi, siamo credibili?
Il tempo liturgico d’Avvento dovrebbe favorire la ricerca delle risposte a queste e alle altre simili domande che ogni chiesa locale dovrebbe adeguare alla propria situazione. Senza dimenticare tuttavia che l’Avvento è un tempo di gioia e di speranza. Condizioni meteorologiche, mali di stagione, i nostri e quelli di nostri figli, ansie prefestive legate al denaro (che non basta mai), tutto questo può favorire la depressione e il senso di frustrazione. Le letture bibliche e la liturgia cristiana in questi giorni annunciano invece la potenza luminosa del nostro Dio, l’alba nuova dell’umanità e la scomparsa di ogni forma di ingiustizia. Non si tratta di effimeri annunci pubblicitari o di antidepressivi a basso costo. Sono parole capaci di operare oggi una trasformazione veramente radicale.
7 dicembre 2015

martedì 1 dicembre 2015

Domenica della diaconia - 6 dicembre 2015



Una colletta per il Servizio di comunicazione aumentativa alternativa della Commissione sinodale per la diaconia (CSD)
Padre Nostro tradotto in simboli PCS
La prima domenica di dicembre, che quest'anno cade il giorno 6, sarà dedicata come d'abitudine alla Commissione sinodale per la diaconia (CSD), l'ente senza scopo di lucro che raccoglie, coordina e gestisce una larga parte delle strutture e i servizi di accoglienza e impegno sociale delle chiese valdesi e metodiste sul territorio nazionale. In particolare, il Sinodo 2015 ha deciso di devolvere il ricavato della colletta al 
Servizio di comunicazione aumentativa alternativa dell'Istituto "Uliveto".
Ma che cos'è la Comunicazione aumentativa alternativa (C.A.A.)? Questo termine è usato per descrivere le modalità che possono facilitare e migliorare la comunicazione di tutte le persone che hanno difficoltà ad utilizzare il linguaggio orale e la scrittura. L'assenza del verbale pone limiti spesso invalicabili nelle relazioni: l’approccio, il percorso e gli strumenti proposti dalla C.A.A. permettono di "gettare un ponte", offrendo così la possibilità alle persone di incontrarsi, conoscersi, capirsi. La C.A.A. è quindi un approccio che si rivolge a tutti gli ambienti di vita delle persone con  difficoltà espressive. 
Gli interventi di C.A.A. presuppongono progetti personalizzati e necessitano dell'apporto di diverse professionalità (provenienti dalla medicina, dalla psicologia, dalla pedagogia, dall'educazione linguistica ed informatica).

Nelle situazioni seguite dal Servizio C.A.A. dell'Uliveto le persone in difficoltà possono beneficiare di tabelle cartacee contenenti immagini mirate, di tavole comunicative in codice alfabetico, oppure (a seconda delle caratteristiche) di ausili tecnologici dai più semplici ai più sofisticati (pulsanti ad uscita in voce, computer con programmi speciali, tablet, puntatori ottici, ecc.).
Il Servizio nasce nel 1996, in seguito alla formazione specifica di due educatori professionali presso l’unica scuola italiana, il Centro Benedetta d’Intino di Milano.  
Alcuni anni dopo una terza educatrice completa la formazione in C.A.A.
Il Servizio è diretto da Loretta Costantino (responsabile di struttura dell’Uliveto), e si avvale di supervisioni qualificate, a seconda delle diverse patologie di cui ci si occupa.
Oltre a rivolgersi agli utenti con disabilità residenti nella struttura Uliveto di Luserna San Giovanni (TO) il Servizio ha potuto soddisfare crescenti richieste provenienti dal territorio. A tutt’oggi ha preso in carico circa centocinquanta persone, dai tre ai sessanta anni di età.
Il personale svolge anche un lavoro di formazione ed informazione sulla C.A.A. rivolto a genitori e operatori medici e sanitari ed inoltre fornisce, qualora lo si valuti utile a livello progettuale, ausili tecnologici per prestiti anche prolungati a famiglie, scuole, enti.
La peculiarità del Servizio di C.A.A. è che opera direttamente negli ambienti di vita delle persone che presentano difficoltà comunicativa. Ciò che viene offerto non è un intervento ambulatoriale, ma un’attività che va ad incontrare le persone laddove loro ne hanno bisogno, ovvero nei loro luoghi di vita. Ciò sta rivelandosi una carta vincente (seppure renda più elevate le spese di gestione del Servizio), in quanto è possibile “incidere” in modo maggiore rispetto ai classici interventi ambulatoriali: proporre strategie favorenti, modificare i “setting” ambientali, entrare maggiormente in relazione con le persone in difficoltà, incontrare diverse figure significative e formare i partners comunicativi al fine di promuovere opportunità anche socializzanti e ludiche.
La CSD ritiene importante garantire questo Servizio, assicurando borse di sostegno alle famiglie che ne hanno bisogno. Il contributo che giungerà dalle chiese tramite la colletta della “Domenica della diaconia” sarà quindi fondamentale per incrementare e sostenere ulteriormente i progetti del Servizio e rispondere a situazioni di bisogno e necessità.



30 novembre 2015


tratto da: www.chiesavaldese.org