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domenica 24 aprile 2011

RISURREZIONE PAROLA DI VITA NELLA VITA

RISURREZIONE: UNA

PAROLA INCONTENIBILE 

di Maria Bonafede




(Marco 16, 1-8)


«Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per andare a ungere Gesù. La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. E dicevano tra di loro: "Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?" Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate. Ma egli disse loro: "Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l'avevano messo. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto". Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura.»




Gli scorsi giorni ha fatto il giro del mondo l’immagine delicata e struggente di una giovane donna giapponese che accarezza il sacco di plastica blu in cui ha appena ritrovato la salma di sua madre.
Quell’immagine è l’espressione del massimo amore possibile in presenza della morte.
Come le donne che si recano al sepolcro di Gesù per prendersi cura della sua salma. Nel silenzio e nell’immobilità della morte, affettuose cure per una salma. La cura del corpo di Gesù è la risposta umana alla certezza che non c’è altro da fare: si conserva con amore e si vuole mantenere ciò che si ha e si ricorda perché si è certi che non si può fare ne avere altro.

Lì, in quell’immobilità senza nessuna attesa, irrompe la vita. Questa è la Pasqua. Certo che le donne sono spaventate! Non perché il sepolcro è vuoto, ma perché è abitato. Sono spaventatissime non per l’assenza di Gesù, della quale sono avvertite soltanto dopo, ma per la presenza del messaggero e per la sua parola: "Gesù, il nazareno che è stato crocifisso non è qui, è risuscitato. Ecco il luogo dove lo avevano messo". La morte, il luogo dell’assenza della vita, il luogo del silenzio, dell’assenza di parole e quindi di speranza, é riempito da Dio che ne ha preso il posto. 
E questo accade, diventa vero non perché c’è la tomba vuota, ma perché c’è una parola viva che risuona e spiega quel vuoto. Dal sepolcro vuoto non nasce fede e nemmeno attesa. Il sepolcro vuoto di per se è muto, non parla, e tanto meno parla di resurrezione!


Ci vuole una parola, non una tomba vuota, per annunziare una realtà inattesa. Senza quella parola del messaggero di Dio si cercherebbe il vivente sempre ancora "tra i morti". 
"Gesù, il nazareno che è stato crocifisso, è risorto". Come si fa a non essere spaventate, a non fuggire via, a non prendere le distanze da quella parola che ha la forza di rovesciare il mondo?
Non si può dire la parola "resurrezione" senza tremare, senza timore.
Nel racconto di Marco questa paura è resa con molta forza. Le donne scappano via. Non raccolgono l’invito del messaggero ad andare ad annunziare ai discepoli che Gesù é risorto e che presto lo vedranno, in Galilea.
"Entrate nel sepolcro le donne videro un giovane, vestito di una veste bianca, e furono spaventate [...] "egli é risuscitato [...] andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea [...] "Esse uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero niente a nessuno, perché avevano paura."
Le donne tacciono e trasgrediscono.
Il messaggero le invia ... e loro disobbediscono.

Si tratta di un’occasione mancata, o di un grande coraggio di fronte ad un fatto sconvolgente? Si tratta di una loro enorme incomprensione o, in questa decisione di non farne parola subito, c’é invece proprio la loro capacità di capire cos’è la risurrezione e quello che è successo a loro e a tutto il mondo.
Le donne tacciono piene di spavento e di stupore. Forse il messaggio della resurrezione è troppo forte e non lo si può sopportare così, come se fosse normale, e viene in mente a loro, ma anche a noi, quello che ci dice la Bibbia, che non si può vedere Dio e vivere.


Cari fratelli e sorelle, se l’Evangelo non censura la paura e il silenzio delle donne (anzi! lo mette in rilievo, e pensate che forse il Vangelo finiva proprio così!), allora anche noi siamo invitate e invitati a prendere quello spavento e quel silenzio, molto sul serio.
Forse questa paura parla della resurrezione di più e meglio di molti discorsi.
Il silenzio, la paura e la trasgressione delle donne, non segnano la loro mancanza di fede, segnano piuttosto il loro ingresso nella fede del Signore vivente.
Gli eventi nei quali aspettiamo la Pasqua quest’anno ci tengono con il fiato sospeso, ci danno la misura dell’umana miseria, della colpa per il male che l’umanità sa fare, dello smarrimento di fronte allo scatenarsi della natura. Portano anche con se il desiderio di libertà e di democrazia dei popoli che vivono privati di entrambe. Con questi sentimenti ascoltiamo in silenzio la parola della resurrezione rivivendo lo stupore delle donne al sepolcro di Gesù di fronte ad un annuncio che non possiamo contenere.





tratto da:
www.chiesavaldese.org