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sabato 8 ottobre 2011

Paolo Marauda: in Cristo un discepolo del SIGNORE




Triste notizia: è mancato il pastore Paolo MARAUDA (1912-2011)

Marauda fu a Aosta candidato pastore (1935-1936) e pastore  (1960-1965)

Il presidente della CED del II Distretto: pastore valdese Italo PONS 
ha scritto questo ricordo, intenso, che riportiamo:


Ricordo del pastore Paolo Marauda

Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. 
(2 Cor. 4:16).

Il pastore Paolo Marauda, classe 1912, ha concluso la sua lunga e benedetta giornata terrena. Egli esercitò il suo ministero in due chiese del nostro Distretto, Aosta e Genova via Assarotti (Pramollo e Pomaretto nelle Valli valdesi, oltre ad un periodo a Roma quale segretario della Tavola). Ho conosciuto tardi il pastore Marauda, poco prima di partire per la Facoltà. Al mio ritorno a Torre Pellice, qualche anno dopo, gli chiesi un aiuto per rivedere la traduzione di un testo che stavo studiando per la tesi. Iniziai così a frequentare la sua casa e a intrattenermi con lui per molti pomeriggi. Ascoltai  così, poco alla volta, il racconto delle sue esperienze pastorali, del suo amore per la montagna e di quello per la fotografia, una collezione vastissima, catalogata e ordinata. Con molta naturalezza mi propose di passare dal lei al tu.
Non si era perso d’animo nel momento che era stato  privato della compagna della sua vita, ma con cura e scrupolosità aveva impostato, oserei dire proseguito con cura, le sue giornate. Era appassionato di sport, che seguiva con grande interesse. Lo rividi ancora una volta nella sua casa prima che la lasciasse per trasferirsi a Miramonti. Era da poco mancata sua sorella, alla quale era legato da un affetto profondo.
Parlammo di Genova e dei molti membri di chiesa che ricordava sempre con molta lucidità. Non era tra coloro che fanno pesare la loro esperienza, lui che apparteneva ad una genealogia pastorale, ma che non potresti pensare se non come pastore. Non era tra coloro  che amavano giudicare e valutare i nuovi modi di essere pastori per le generazioni che sono all’opera. Con riconoscenza e serenità guardava il tempo trascorso assaporando il presente come una sempre  rinnovata opportunità di essere se stesso, fedele nelle piccole cose della quotidianità.
Sul tavolino, davanti alla sua poltrona, notai la che la Bibbia era aperta accanto al Lezionario mentre in quel pomeriggio guardava pedalare i ciclisti del giro d’Italia.
La sua è stata la lezione di un saggio anziano, ma giovane nell’animo fino all’ultimo. Salendo i gradini del pulpito di Genova dove predico ogni domenica, e dove egli mi aveva preceduto, avverto spesso che siamo parte di una catena che, come scrisse qualcuno, inizia a Natale, passando per il venerdì santo e la Pasqua, per concludersi a Pentecoste. Desidero terminare con queste parole di Jacques De Senarclens (1014-1971), che in qualche modo richiamano quelle lontane letture barthiane che un po’ “clandestine” avevano caratterizzato i suoi studi teologici in compagnia, tra gli altri, dell’amico Vittorio Subilia. 
 “Che cos'è questa vita nuova? Contrariamente alla testimonianza dell’evidenza, la vita ha già vinto sulla morte, una vita autentica e solida nella quale siamo immersi. La morte, la nostra morte, non è che un episodio. Siamo circondati da Cristo vivente prima e dopo la nostra vita terrestre. Ecco la nostra consolazione nella vita e nella morte. Andiamo all’incontro del Signore”[1].
Ciao Paolo.

Italo Pons
Presidente CED/II


[1]            Karl Barth, KD/23/ p. 407 edizione francese. Jaques De Senarclens era stato il traduttore dell’ed. francese.