Triste notizia: è mancato il pastore Paolo MARAUDA (1912-2011)
Marauda fu a Aosta candidato pastore (1935-1936) e pastore (1960-1965)
Il presidente della CED del II Distretto: pastore valdese Italo PONS
ha scritto questo ricordo, intenso, che riportiamo:
Ricordo del pastore
Paolo Marauda
Perciò non ci
scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro
uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.
(2 Cor. 4:16).
Il pastore Paolo Marauda,
classe 1912, ha concluso la sua lunga e benedetta giornata terrena. Egli
esercitò il suo ministero in due chiese del nostro Distretto, Aosta e Genova
via Assarotti (Pramollo e Pomaretto nelle Valli valdesi, oltre ad un periodo a
Roma quale segretario della Tavola). Ho conosciuto tardi il pastore Marauda,
poco prima di partire per la Facoltà. Al mio ritorno a Torre Pellice, qualche
anno dopo, gli chiesi un aiuto per rivedere la traduzione di un testo che stavo
studiando per la tesi. Iniziai così a frequentare la sua casa e a intrattenermi
con lui per molti pomeriggi. Ascoltai
così, poco alla volta, il racconto delle sue esperienze pastorali, del
suo amore per la montagna e di quello per la fotografia, una collezione
vastissima, catalogata e ordinata. Con molta naturalezza mi propose di passare
dal lei al tu.
Non si era perso d’animo
nel momento che era stato privato
della compagna della sua vita, ma con cura e scrupolosità aveva impostato,
oserei dire proseguito con cura, le sue giornate. Era appassionato di sport,
che seguiva con grande interesse. Lo rividi ancora una volta nella sua casa
prima che la lasciasse per trasferirsi a Miramonti. Era da poco mancata sua
sorella, alla quale era legato da un affetto profondo.
Parlammo di Genova e dei
molti membri di chiesa che ricordava sempre con molta lucidità. Non era tra
coloro che fanno pesare la loro esperienza, lui che apparteneva ad una
genealogia pastorale, ma che non potresti pensare se non come pastore. Non era
tra coloro che amavano giudicare e
valutare i nuovi modi di essere pastori per le generazioni che sono all’opera.
Con riconoscenza e serenità guardava il tempo trascorso assaporando il presente
come una sempre rinnovata
opportunità di essere se stesso, fedele nelle piccole cose della quotidianità.
Sul tavolino, davanti alla
sua poltrona, notai la che la Bibbia era aperta accanto al Lezionario mentre in
quel pomeriggio guardava pedalare i ciclisti del giro d’Italia.
La sua è stata la lezione
di un saggio anziano, ma giovane nell’animo fino all’ultimo. Salendo i gradini
del pulpito di Genova dove predico ogni domenica, e dove egli mi aveva
preceduto, avverto spesso che siamo parte di una catena che, come scrisse
qualcuno, inizia a Natale, passando per il venerdì santo e la Pasqua, per
concludersi a Pentecoste. Desidero terminare con queste parole di Jacques De
Senarclens (1014-1971), che in qualche modo richiamano quelle lontane letture barthiane
che un po’ “clandestine” avevano caratterizzato i suoi studi teologici in
compagnia, tra gli altri, dell’amico Vittorio Subilia.
“Che cos'è questa vita nuova? Contrariamente alla
testimonianza dell’evidenza, la vita ha già vinto sulla morte, una vita
autentica e solida nella quale siamo immersi. La morte, la nostra morte, non è
che un episodio. Siamo circondati da Cristo vivente prima e dopo la nostra vita
terrestre. Ecco la nostra consolazione nella vita e nella morte. Andiamo
all’incontro del Signore”[1].
Ciao Paolo.
Italo Pons
Presidente CED/II
[1]
Karl Barth, KD/23/ p. 407 edizione francese. Jaques De Senarclens era stato il
traduttore dell’ed. francese.