Forse Elisabetta è rimasta per
un momento incredula, quando si è accorta dei segni della gravidanza nel suo
corpo, lei che per anni aveva desiderato ardentemente un figlio o anche una
figlia e, con speranza sempre più debole, ogni volta cercava di percepire nel
suo corpo i segni della gravidanza. Le donne sono più abili nell’accogliere
gli imprevisti. Secoli e secoli, in cui alle donne era affidata la cura delle
relazioni, marito, figli, suoceri, le altre mogli del marito, tutte le
persone di cui era composta la famiglia, le avevano allenate.
Nelle relazioni
non sai mai che cosa succede, che cosa l’altra persona fa, devi sempre essere
pronta a tutto, devi essere capace di cambiare programma in fretta. Questo
vale anche per la fede delle donne?
Per loro Dio è non l’emanatore di leggi
eterne, ma l’altro (ogni tanto un po’ incomprensibile e capriccioso come il
marito), con cui stare in relazione?
L’incredulità di Elisabetta
passa presto e dà spazio a una profonda gioia. Dio c’è. Dio è vicino. Ha
visto l’umiliazione di colei che lo ha aspettato con pazienza.
In un angolo
segreto del suo cuore, la speranza aveva continuato ad ardere come una
piccolissima fiamma.
Ora Elisabetta è tutta raggiante, e Maria, quando
incontra la cugina, se ne accorge.
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